Oltre la cornice
Di norma gli artisti raccontano le pulsioni, gli amori, le passioni, i desideri, i dolori e gli altri sentimenti che li segnano nella vita. È una sorta di egoismo che, talvolta, coinvolge i fruitori delle loro opere, altre volte scivola senza indurre emozioni o, almeno, intrigare. La mancanza di partecipazione del visitatore di una mostra si legge con immediatezza: egli scorre le opere, belle o brutte che possano sembrare, non instaurando alcun colloquio neppure con se stesso, non si pone domande, non avendo, in questo modo, alcun rispetto per lo sforzo di comunicazione dell’artista.
Damiano Durante con i suoi lavori fa qualcosa in più per colpire il visitatore; è eminentemente didattico: invita a uscire fuori dello stretto spazio della tela stimolando apertamente la riflessione; la sua tecnica realista esprime contenuti simbolici che sono veri e propri suggerimenti al visitatore. La fusione di segni di arti come la cinematografia, la fotografia e la pittura aiutano la mente a entrare nella materia viva del quadro. Le forme interrotte spingono la mente oltre la fisicità della rappresentazione, quasi a completare l’opera dell’artista, costruendo, in tal modo, un colloquio che ha come humus proprio il dipinto.
Le suggestioni della pittura di Durante, a ben vedere, toccano realmente i cinque sensi: l’acqua diviene corposa e sembra quasi prendere consistenza, un bicchiere in frantumi evoca il rumore secco della frattura, la luce di una candela si espande oltre la sua stessa fisicità, i corpi avvinghiati lasciano intendere gli umori di un abbraccio, una bottiglia semivuota richiama sentori nascosti.
Le nature morte di Durante sono più che vive, i corpi si eternano, il passato si lega al presente, il futuro è in un fiore già sbocciato. Il nero incombente racconta l’esilità dell’esistenza umana, il bisogno di ricerca di un’intimità universale in cui possano coesistere i dubbi e le certezze, il chiaro e lo scuro, acqua e luce, la vita oltre ogni forma.
Aniello D’Iorio
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